Giocare a “far finta” di essere qualcun altro, coinvolgendo spesso anche oggetti e adulti, è una delle attività preferite dai bambini, e offre importanti benefici per la crescita
Mentre passeggia con mamma e papà, Lucia trova nel bosco un lungo ramo: lo infila sotto il braccio e subito si trasforma in un cavaliere alla ricerca del drago. Giorgio ha messo in fila tutti i suoi peluche e organizza per loro una merenda. Alice e Giacomo hanno aperto una rosticceria in cameretta, cucinano e vendono ottimi manicaretti a forma di… costruzioni!
Nello spazio tra realtà e fantasia nasce il gioco del “far finta”: un’attività raffinata e impegnativa che è stata oggetto di numerosi studi per il suo valore fondamentale nella crescita del bambino. In questa tipologia di gioco, che si sviluppa e progredisce durante l’infanzia, i bambini utilizzano oggetti, azioni, identità e situazioni come simboli. Lucia, con la sua immaginazione, ha trasformato il ramo raccolto nel bosco in una lancia, immedesimandosi nel personaggio di un cavaliere: viene chiamato gioco “simbolico” proprio perché un elemento concreto, fisicamente presente nella realtà, viene usato per rappresentare un elemento che è invece assente, ma viene evocato con la mente.
La scoperta degli oggetti
Il nonno di Giulio, un bambino di 6 mesi, vorrebbe leggere un libro al nipotino, ma si accorge che il piccolo è più che altro interessato ad “assaggiare” le pagine. L’educatrice del nido ha messo a disposizione dei bambini un cesto contenente diversi materiali non strutturati (cerchi di legno di varie dimensioni, palline, pezzi di stoffa…) e osserva come essi ci giochino toccandoli, annusandoli, mettendoli in bocca, lanciandoli, facendoli rotolare.
Tutti i bambini, in special modo nei primi mesi di vita, sono interessati a capire come sono fatte le cose che li circondano, e per soddisfare la loro curiosità compiono innanzitutto delle “esplorazioni sensoriali”, utilizzando quindi i propri organi di senso. Pian piano imparano a conoscere non solo le caratteristiche, ma anche la funzione degli oggetti e a collegarli a possibili schemi d’azione: «A cosa serve il cucchiaio?», «Cosa posso fare con un pettine?» «Come rotola una pallina?». Osservare i “grandi” e imitare i gesti e le azioni che vedono compiere intorno a sé li aiuta a progredire sempre più in questo processo di scoperta della realtà.
Verso il gioco simbolico
Tra i 12 e i 18 mesi di vita, ci accorgiamo che i bambini iniziano a ripetere gesti e azioni che già conoscono “facendo finta di” (ad esempio, giocano a chiudere gli occhi “come se” dormissero); successivamente cominciano anche a utilizzare oggetti reali in situazioni finte: l’esempio classico è quello del caffè offerto alla bambola, in cui il bambino sa perfettamente che la tazza è vuota e che la situazione è una finzione.
In uno step ancora successivo il bambino “trasforma” gli oggetti e li fa diventare, come per magia, ciò di cui ha bisogno per il gioco. Se nell’esempio precedente l’oggetto veniva ancora utilizzato secondo la sua funzione “reale” di tazza, intorno ai 2 anni di età una scatola di cartone può diventare un castello, o una sedia una macchina da corsa: inizia il vero e proprio gioco simbolico. L’evoluzione delle forme di gioco è parallela allo sviluppo del pensiero del bambino: in questa fase di vita, infatti, cresce la capacità del piccolo di usare l’immaginazione e la fantasia, e di creare associazioni mentali (si sviluppa quella che si definisce “capacità rappresentativa del pensiero”).
«Giochiamo alla maestra?»
Tra i 3 e i 6 anni la struttura del gioco e le competenze utilizzate diventano ancora più complesse. Non è più solo il bambino ad avere un ruolo attivo rispetto agli oggetti, ma anche bambole e pupazzi prendono vita: il piccolo li fa parlare, muovere, agire, recitare una parte. I ruoli verranno poi assegnati anche alle persone (il cosiddetto “gioco di ruolo”), e i bambini inizieranno a giocare mettendo in scena specifiche situazioni e arrivando a creare veri e propri copioni. A volte il bambino gioca riprendendo episodi e contesti del proprio vissuto personale (ad esempio la scuola o la famiglia), altre volte costruisce mondi, vicende e personaggi immaginari. Nel primo caso, rivivere le proprie esperienze attraverso la finzione può rispondere al bisogno di dare significato ai vissuti personali, di rielaborare alcune emozioni e sperimentare diversi punti di vista, oppure di “esorcizzare” le proprie paure. Nel secondo caso, la finzione creativa permette al bambino di superare i propri limiti, di immaginarsi diverso, di esprimersi liberamente senza timore di essere giudicato.
Un punto d’osservazione privilegiato
Osservare questi giochi è un’opportunità preziosa che consente agli adulti di conoscere e comprendere più a fondo i bambini, e può essere occasione per consolidare il legame affettivo ed emotivo. A volte i “grandi” potrebbero venire coinvolti nel gioco, e il bambino deciderà quale ruolo assegnare loro: si tratta di un esperimento importante per il piccolo, che starà ben attento a come l’adulto recita la propria parte, anche quando dovrà impersonare un ruolo diverso da quello reale («Facciamo al contrario, che io sono il papà e tu sei mio figlio?»). In altri momenti il bambino giocherà da solo o con i coetanei, e potrà capitare che ci siano litigi per decidere “chi fa cosa”, o come andrà a finire la storia inventata: trovare un accordo sarà una parte significativa dell’esperienza e della condivisione del divertimento.
Favorire il gioco simbolico
Per favorire lo sviluppo del gioco simbolico, possiamo innanzitutto allestire la cameretta del bambino, o uno spazio di casa adeguato (l’importante è che sia fruibile autonomamente dai piccoli), con uno specchio (abbastanza grande da riflettere la figura intera) e un “attaccapanni dei travestimenti” (o un guardaroba, o un cesto) su cui sistemare vecchi vestiti, cappelli, borse, guanti, sciarpe, camicie da notte, pezzi di stoffa che non si usano più. Capita ancora spesso che alcune proposte commerciali di giochi per bambini siano legate a determinati stereotipi, ad esempio sui ruoli di genere: è il caso della cucina giocattolo consigliata per le bambine e del banchetto degli attrezzi rivolto ai maschietti. È importante, quindi, fare attenzione a non riproporre una rigida divisione di ruoli ed esperienze; in questo senso può aiutare mettere a disposizione una serie di materiali e oggetti poco strutturati (ad esempio scatole di cartone, materiali naturali, costruzioni, cuscini, e così via), in modo che siano i bambini a scegliere da soli quali situazioni ricreare. Vedrete che spesso saranno capaci di ripensare la funzione di oggetti semplici con idee geniali e molto creative! Infine, vale la pena di ricordare che è bene limitare e calibrare in base all’età l’utilizzo di giochi e tecnologie digitali, e dare invece spazio ad attività e giochi che favoriscono l’esercizio della fantasia, come la lettura e l’invenzione di storie.
Perché giocare a “far finta” è così importante?
Il gioco simbolico è un’attività da incoraggiare perché consente ai bambini di esercitare e affinare numerose capacità, in particolare:
- permette di esercitare l’immaginazione e la creatività, di sviluppare autoconsapevolezza e di imparare a riconoscere le proprie emozioni e quelle altrui;
- porta i bambini a esplorare mondi sconosciuti, ad affinare le abilità cognitive e relazionali, a sviluppare le prime forme di pensiero astratto e ad arricchire il proprio lessico;
- sostiene e favorisce l’attività metacognitiva, cioè la capacità di “auto-riflettere” sui propri pensieri. Grazie all’attività metacognitiva è possibile non solo conoscere, ma anche “agire” sui propri stati mentali (ad esempio, si possono comprendere e influenzare i meccanismi di apprendimento);
- sostiene e favorisce lo sviluppo della “teoria della mente”, un’abilità cognitiva fondamentale per la vita di grandi e piccoli, grazie alla quale si è in grado di formulare delle ipotesi sul comportamento delle altre persone.