L’educazione non deve lasciarsi imbrigliare negli stereotipi di genere, bensì permettere a ogni bambino e bambina di scoprire e coltivare i propri interessi e le proprie passioni indipendentemente dal sesso di appartenenza
Rosa per le bimbe, azzurro per i bimbi; bambole, trucchi, cucina da un lato e macchinine, dinosauri, attrezzi da lavoro dall’altro: consultando alcuni cataloghi di giocattoli, ci rendiamo conto facilmente di come, nella nostra società, la differenza di sesso sia una caratteristica che viene evidenziata sin dalla nascita. Ma bambine e bambini hanno veramente interessi diversi? Esistono differenze significative nel loro modo di giocare, di comportarsi e nelle loro capacità?
Stereotipi di genere
Le ricerche scientifiche ci indicano che le differenze biologiche e genetiche tra maschi e femmine non determinano, da sole, diversità strutturali nel carattere o nelle attitudini, ma si intrecciano con i fattori ambientali. Il cervello, infatti, grazie alla sua “plasticità” (che è maggiore proprio nei primi anni di vita), si trasforma in quanto continuamente influenzato dall’ambiente, dall’educazione, dalle esperienze vissute. In questo senso, non solo la cultura generale del contesto in cui viviamo, ma in particolare le aspettative dei genitori riguardo il comportamento e le inclinazioni di maschi e femmine, condizionano molto lo sviluppo del cervello e la crescita in generale. Queste aspettative rispecchiano spesso la presenza dei cosiddetti “stereotipi di genere”, ovvero quelle convinzioni, quei pregiudizi e quelle attese che riguardano l’identità maschile e femminile, ciò che un bambino e una bambina (e i futuri uomo e donna) dovrebbero essere, fare, desiderare.
Il ruolo dell’educazione nello sviluppo dell’identità
Ecco quindi che il modo di interpretare i comportamenti di figli e figlie, di educarli rispetto alle loro emozioni, di indirizzarli verso determinate attività o di proporre loro giochi e giocattoli, risentono spesso di una distinzione di genere parecchio arbitraria. Pensiamoci: quanti di noi hanno regalato un bambolotto a un figlio maschio? Quanti hanno proposto alla propria bambina di frequentare delle lezioni di rugby?
Le idee sui “ruoli” di genere si rafforzano tramite l’esempio dei genitori: i piccoli osservano, imitano, interiorizzano i modelli; il rischio maggiore per loro è di non riuscire a sviluppare la propria identità in maniera piena, libera, originale.
L’educazione dovrebbe permettere a ognuno di scoprire e coltivare i propri interessi e le proprie passioni e di immaginare un futuro aperto a tutte le possibilità, indipendentemente dal sesso di appartenenza. Si tratta dunque di accompagnare i nostri bambini a diventare ciò che desiderano, non ciò che la società si aspetta che siano. Va sottolineato che, grazie all’impegno sociale e culturale di molti, qualcosa sta cambiando: tanti passi in avanti sono stati fatti rispetto al superamento degli stereotipi di genere, e una certa attenzione sull’argomento si nota anche in alcune scelte da parte dei produttori di articoli per l’infanzia. La strada, però, è ancora lunga: le ricerche mostrano che gli stereotipi sono purtroppo ancora presenti, a volte in maniera nascosta, altre volte più esplicita.

La scelta di giochi e giocattoli
Un passo importante per acquisire consapevolezza e provare a fare la differenza tramite l’educazione, riguarda sicuramente la proposta di giochi e giocattoli per i bambini. Lo ribadiamo: non esistono giochi o passioni “da maschi” o “da femmine”, anche se il mercato, la maggior parte delle volte, non ci aiuta e induce in noi adulti (spesso “a cascata” anche nei nostri figli) questa distinzione. Quando ad esempio entriamo in un negozio per acquistare un gioco, una delle prime domande che ci vengono rivolte è: «È per un bimbo o una bimba?». I bambini, maschi e femmine, se lasciati liberi di esprimersi, hanno ognuno i propri originali interessi e passioni, che mutano nel corso dello sviluppo, si arricchiscono nel tempo e che possono essere a volte più vicini a volte più lontani rispetto al nostro modello culturale sul genere. Fare giochi da “maschietti” o da “femminucce” è inoltre un concetto molto variabile non solo in base al contesto familiare ma anche, come ci raccontano gli antropologi, in base al luogo del mondo in cui viviamo. “Inquinare” il mondo dei giochi infantili con forzature legate al genere, rischia poi di far perdere la ricchezza educativa legata alla spontaneità dei giochi dei bambini: i giochi, indipendentemente dal genere, hanno un valore fondamentale per la crescita, per la costruzione della propria identità, per la relazione con l’altro; nel gioco ogni bambino dovrebbe poter sperimentare sé stesso, le proprie abilità e i propri limiti, provare diverse situazioni e ruoli, costruire mondi immaginari, in libertà e senza troppi condizionamenti esterni.
Come comportarsi?
Come possiamo cercare di non imbrigliare giochi e giocattoli negli stereotipi legati al genere? L’unica regola possibile è quella di cercare di non essere rigidi né in un senso né nell’altro, e soprattutto di ampliare il più possibile le proposte che noi adulti facciamo ai piccoli, riflettendo sui messaggi e i modelli che veicoliamo, ad esempio nel momento in cui siamo noi a scegliere un gioco per loro. Ogni bambina/o dovrebbe quindi poter sperimentare giochi che sono tradizionalmente più legati al proprio o all’altro sesso, senza che questo provochi reazioni di scherno o divieti, e soprattutto dovrebbe avere la libertà di inventare e scegliere i propri giochi in base al proprio interesse. Se poi ci accorgiamo che i giochi e i giocattoli di nostro figlio sono eccessivamente orientati rispetto al genere possiamo introdurre delle novità, proporre degli esperimenti: è una cosa che accade spesso e con naturalezza in chi ha fratelli e sorelle e condivide giochi e giocattoli, o anche nelle scuole dell’infanzia in cui le proposte di giochi e attività non sono legate al genere ma vengono scelte liberamente dai piccoli e spesso condivise in gruppetti misti di bambine e bambini. Queste e altre attenzioni degli adulti potranno restituire ai piccoli la possibilità di fare esperienze ricche e diverse, di esprimere le proprie emozioni e i propri vissuti senza timori, di immaginarsi “da grandi” in cento, mille modi possibili.