Il gioco non rappresenta solo un momento ludico, ma anche un’occasione di crescita importante per il bambino, Gli adulti hanno il compito di favorire il gioco strutturando un ambiente adatto alle scoperte del piccolo e offrendogli l’opportunità di fare esperienze diverse

Giocare è l’attività preferita di ogni bambino, ma non è “solo” divertimento: è il modo migliore per crescere e imparare. Il gioco è la dimensione attraverso cui il piccolo scopre sé stesso e il mondo che lo circonda, sviluppando le proprie conoscenze, anche le più complesse; possiamo paragonarlo a un lavoro, serio, impegnativo e appassionante, a cui fin dalla nascita dedica tempo ed energie.

Comprendere il valore del gioco è fondamentale da parte di chi educa: se erroneamente pensiamo che sia un’attività tutto sommato “futile” o che ci siano altre modalità migliori affinché i bambini sviluppino abilità e acquisiscano conoscenze, rischiamo di negare loro esperienze essenziali per la crescita.

Il gioco, un’attività globale

Attraverso il gioco i bambini entrano in relazione con le cose, lo spazio e le persone che hanno attorno: scoprono il mondo e le sue leggi e imparano a stare con gli altri. Il gioco è un’attività globale, che coinvolge i sensi, il corpo, la mente, le emozioni. Giocando, i bambini esercitano l’intuito, mettono alla prova le proprie idee e risolvono problemi: osserviamoli mentre impilano l’uno sull’altro i blocchetti di una torre, quando fanno rotolare una palla o la lanciano lontano, quando costruiscono una pista per le macchinine… Quali leggi della fisica o della matematica stanno esplorando? Quante abilità corporee stanno affinando? Che tipo di ragionamenti complessi stanno esercitando? Attraverso il gioco imparano a fare da soli, acquisendo fiducia nelle proprie possibilità, come quando riescono per la prima volta ad arrampicarsi su un albero o a fare una capriola. Si meravigliano saltando dentro una pozzanghera, si emozionano giocando con i coetanei, e sperimentano sia il divertimento e la gioia sia la frustrazione e l’insuccesso. Nei loro giochi i piccoli fantasticano, viaggiando con la mente in territori magici e inesplorati, interpretando ruoli e personaggi; comunicano, creano, esprimono e arricchiscono il proprio mondo interiore.

Il ruolo degli adulti

Gli adulti hanno il compito di favorire la spontanea espressione del gioco del bambino, strutturando un ambiente adatto alle sue scoperte e offrendogli opportunità di vivere esperienze ludiche diverse. Un aspetto particolarmente importante riguarda le opportunità che vengono date ai piccoli di sperimentare il gioco libero, spontaneo, non strutturato. Nella nostra società le attività di gioco proposte ai bambini sono molteplici, ma spesso caratterizzate dalla presenza dell’adulto (l’allenatore sportivo, la maestra di arte…) e “strutturate” secondo determinati schemi e regole. Il gioco libero invece è quello che nasce dall’intuizione e dall’esperienza del bambino, in cui non ci sono regole stabilite a priori o obiettivi predefiniti da raggiungere, in cui ci si può esprimere in naturalezza e libertà. Avere del tempo da dedicare a questo tipo di gioco è un bisogno fondamentale per i piccoli: un tempo in cui poter scegliere da soli cosa fare e come farlo, in cui inventarsi nuove attività, da soli o con altri bambini, in cui esplorare con il corpo e la mente diverse possibilità seguendo i propri interessi, senza che nessun adulto proponga “cose da fare”. Sono ormai numerosi gli studi che hanno dimostrato come il gioco spontaneo, ancor meglio se all’aria aperta, sia un alleato essenziale per il benessere e la salute nell’infanzia e abbia ricadute positive anche sul futuro dei bambini. 

A volte, osservando un bambino quando gioca liberamente, potremmo avere l’impressione che la sua sia un’attività inutile, sciocca, a cui non dare troppo peso. Un bambino piccolo che fa rotolare mille volte una pallina avanti e indietro; uno più grandicello che in cortile corre e saltella senza un motivo apparente; un altro ancora che ride con un amico, schizzandosi addosso l’acqua del mare. In realtà nessun gioco è “tempo perso” e questi momenti sono esperienze di crescita e di conoscenza da “proteggere” e valorizzare.

Sporcarsi e altre esperienze concrete

Come abbiamo detto, giocare significa muoversi, esplorare, costruire, immaginare (e ancora tanto altro!) da soli o in compagnia, ciascuno con i propri modi e tempi, senza troppe regole e limitazioni. Il bambino, in special modo nella prima parte dell’infanzia – ma non solo –, ha necessità di fare esperienze concrete, utilizzando il proprio corpo, attraverso i propri sensi. Sarà dunque portato a preferire dei giochi che gli permettano di colmare questi bisogni di crescita, attività attraverso cui sperimentare la relazione tra gli oggetti e il proprio corpo che li manipola: scoprire forme, odori, colori, suoni, consistenze; provare a controllare i propri movimenti in maniera sempre più raffinata; scoprire la relazione causa/effetto tra le cose e le azioni, e così via. Realizzare tutto questo può significare arrampicarsi sulla libreria di casa, pasticciare con l’acqua e la terra, voler utilizzare il cacciavite “vero” per aggiustare le ruote delle proprie macchinine (come fa papà), colorarsi tutto il viso per assomigliare a Batman, e molti altri comportamenti che non sempre sono ben accetti dagli adulti. Impedire al bambino di giocare compiendo le sue sperimentazioni significherebbe negargli tutte le opportunità di cui abbiamo parlato. È necessario innanzitutto comprendere i suoi giochi, invece di giudicarli come “monellerie” o cercare di interromperli o punirli. In particolare bisogna:

  • comprendere che sporcare (e sporcarsi) è una necessità legata alle sue esplorazioni;
  • capire che ha bisogno di fare molte prove ed errori per imparare;
  • cercare di proteggerlo dai pericoli ma senza eliminare ogni possibile rischio, accettando il fatto che a volte, nei suoi giochi, potrebbe farsi “un po’” male (sbucciarsi le ginocchia, sbattere la testa eccetera);
  • dargli la possibilità di esercitarsi a compiere le azioni dei grandi con oggetti ed elementi veri, anche se proporgli solo giocattoli lisci e puliti di plastica sembra molto più semplice.

Questo genere di consapevolezza può aiutarci anche a predisporre un ambiente che sia pensato per il bambino, che gli offra stimoli e occasioni per esprimere le proprie potenzialità, in sicurezza e autonomia.

Interruzione del gioco

Osservare il proprio bambino mentre gioca è il miglior modo per conoscerlo, per capire non solo quali sono le cose che lo attraggono e i suoi interessi del momento, ma anche per poter “leggere” le sue emozioni, ascoltare i suoi pensieri, osservare come entra in relazione con la realtà che lo circonda e con gli altri. Tra le attenzioni che gli adulti possono avere nei confronti del bambino c’è quella di non interrompere il suo gioco. In quel momento infatti il piccolo sta lavorando con impegno, utilizzando diverse abilità e allenando la propria capacità di concentrazione. Intervenire parlandogli o chiamandolo, incitarlo a “finire in fretta” per fare altro o disturbarlo con altri stimoli (ad esempio accendendo il televisore) può distrarlo, con il rischio di interrompere il processo di apprendimento che era in corso. Un bambino piccolo – che non ha ancora sviluppato tutte le sue capacità mnemoniche – avrebbe infatti difficoltà a concentrarsi nuovamente: la possibilità che quell’esperienza si trasformi in apprendimento rischia dunque di andare perduta. L’attenzione e il rispetto dell’adulto per il gioco del bambino lo aiuteranno a costruire solide basi per il futuro.

 

Chiara BorgiaPedagogista, svolge attività privata di consulenza pedagogica nel sostegno alla genitorialità e al percorso di crescita di bambini e adolescenti. Coordina progetti di educazione e accompagnamento alla morte e all’esperienza della perdita, si occupa di famiglie adottive e lavora come formatrice per gli operatori di nidi e scuole dell’infanzia nella provincia di Messina. Dal 2018 è vicedirettrice di Uppa magazine.