Giocare non significa solo divertirsi: attraverso il gioco i bambini imparano a conoscere sé stessi e a confrontarsi con le regole che organizzano la realtà in cui vivono.

Giocare è il modo di vivere del bambino: fin dalla nascita l’attività ludica è ciò che accompagna, sostiene e dà forma, in modo globale, al suo sviluppo. Nel gioco i bambini vengono a contatto con le “regole”: regole “esterne”, che riguardano la realtà del mondo, delle cose e delle altre persone, e regole che sono invece “interne” ai bambini stessi. Riprendendo quanto affermava un grande studioso dello sviluppo infantile, Lev Vygotskij,
possiamo dire che non esiste un gioco senza regole. 

Le regole delle cose e del mondo...

I primi giochi sono delle “esplorazioni”: utilizzando i sensi, manipolando gli oggetti, muovendosi e scoprendo le caratteristiche dell’ambiente che lo circonda, il bambino impara le regole delle cose, cioè come sono fatti e come si comportano gli elementi con cui entra in contatto. Qualche esempio? Impara che un oggetto di forma tonda rotola, e impara a farlo rotolare sul pavimento utilizzando una certa forza; impara che il vetro di cui è fatto un bicchiere si infrange in tanti pezzi se cade a terra, e quindi che quel bicchiere va tenuto in mano con una certa attenzione e delicatezza, e così via. Queste esplorazioni, con i loro apprendimenti, sono veri e propri giochi, perché possiedono la caratteristica più importante
di ogni attività ludica: il piacere. Divertirsi, provare gioia per quanto si sta facendo, è infatti ciò che contraddistingue il gioco, e per il bambino piccolo vi è un piacere profondo nello scoprire la realtà del mondo, nel mettere in bocca un oggetto, scuoterlo, lanciarlo e provare a utilizzarlo per diversi scopi. 

...e quelle di mamme e papà

Mentre gioca, il piccolo riceve dei feedback sulle sue azioni non solo dagli oggetti, ma anche dai genitori o dagli adulti di riferimento, che tramite sguardi, parole, gesti, gli manifestano approvazione o disapprovazione, gli indicano permessi e limiti. A partire dal «si fa»/«non si fa» dei genitori si costruiscono le prime e principali “linee guida” che accompagneranno il bambino nella crescita. Le norme trasmesse dai genitori fanno sperimentare al piccolo il senso del limite e diventano un aspetto della relazione educativa con il quale il bambino si confronta in diversi modi, anche a seconda del momento di sviluppo che attraversa. A volte, per esempio, il piccolo comincia a giocare con le regole stesse, come quando le viola in maniera esplicita e consapevole per vedere come reagisce l’adulto: «Cosa succede se…?».

«Decido io!»

Una bambina di 8 mesi gioca a fare “cucù” con il nonno. All’inizio osserva i gesti dell’adulto con attenzione, poi inizia a ripeterli coprendosi il viso: nel momento in cui si pronuncia insieme “cucù” vuole che anche il nonno si copra il viso, e se lui non lo fa protesta con forza. Adesso è lei a guidare il gioco, e questa è la sua, personalissima, regola interna, anche se non combacia con quella dell’adulto. Una bambina di 1 anno e mezzo gioca a rincorrersi con la mamma per le stanze di casa, ma attenzione! Bisogna sempre cominciare correndo intorno al tavolo del salone, altrimenti lei non si muove...

Cosa ci dicono questi esempi? Che mentre gioca, il bambino può creare regole proprie, inventandosi un suo modo personale di giocare. Si potrebbe pensare che inventare le proprie regole del gioco sia una capacità che hanno i bambini già un po’ grandicelli, ma se osserviamo attentamente i più piccoli scopriamo che, pur con minore consapevolezza, lo fanno anche loro.

Giocare con i coetanei

Tutti i bambini, sin da piccoli, dovrebbero avere la possibilità di incontrare altri bambini e di entrare in relazione con loro. I momenti di gioco, sia tra coetanei sia tra bambini di diverse età, sono delle opportunità fondamentali per la crescita, esperienze che non possono essere sostituite da altro. I bambini, giocando insieme, assimilano ed esercitano una vasta serie di apprendimenti. Le regole dei giochi ‒ implicite o esplicite, preesistenti o create con gli altri, rispettate, infrante, oppure ridefinite ‒ costituiscono la cornice entro cui i bambini “allenano” la capacità di collaborazione, imparano a gestire la frustrazione accettando limiti e sconfitte, provano a negoziare e trovano accordi tra i diversi desideri e volontà, litigano, fanno pace. Attraverso la sua attività preferita, spontanea e piacevole, il bambino compie quindi un enorme lavoro di crescita e maturazione.

Giochi competitivi e cooperativi

I giochi tra bambini possono avere caratteristiche molto diverse. Una distinzione importante, che riguarda le “regole del gioco”, è quella tra giochi competitivi e cooperativi: entrambe le tipologie andrebbero proposte ai bambini, per motivi differenti. I giochi competitivi sono quelli in cui i partecipanti si sfidano tra loro per stabilire chi sarà il vincitore; sono probabilmente i giochi di gruppo più diffusi nella nostra società. La sfida e la competizione non sono elementi da considerare a priori in maniera negativa (escludendo i casi in cui la competizione è portata all’estremo): si tratta infatti di vissuti emotivi ed esperienze che attivano nei bambini capacità creative e strategiche, insegnano a valutare le proprie abilità e quelle degli altri. Anche le sconfitte, poi, hanno un ruolo educativo importante, perché attraverso di esse si impara a perdere e ad accettare il limite. Nei giochi cooperativi, invece, i giocatori perseguono un fine comune: non ci sono avversari,
e solitamente i partecipanti devono accordarsi per superare un ostacolo, o collaborare per sfuggire a una serie di pericoli. Sono giochi molto diffusi tra tutte le popolazioni del mondo, e un esempio classico di gioco cooperativo per i bambini piccoli è il girotondo, dove non ci sono vincitori né vinti. Il ventaglio delle proposte, comunque, è molto ampio per tutte le fasce di età (ne sono esempio diversi giochi da tavolo in commercio). Imparare a cooperare è fondamentale per poter lavorare in gruppo, per stare con gli altri, per crescere e conoscere sé stessi. Nei giochi cooperativi ciò che viene premiata è soprattutto la capacità di collaborare; promuovono quindi i valori di inclusione e partecipazione.