I bambini dedicano i loro primi anni di vita all’esplorazione, attraverso i sensi, degli oggetti e dei materiali che li circondano. E non di rado “distruggono” quello che trovano: l’attività destrutturante, infatti, permette ai piccoli di agire in maniera efficace sul mondo e di ricavarne gratificazione

I bambini entrano in relazione con la realtà che li circonda attraverso i sensi. Fin da molto piccoli cominciano a “sperimentare le cose”: già prima di compiere un anno, si avvicinano agli oggetti che cadono nel loro campo visivo – e di cui non conoscono il nome, le caratteristiche e le peculiarità – con il desiderio di scoprirli ed esplorarli.

 

I primi approcci al mondo materiale

È facile vedere un bambino di circa 10 mesi afferrare un oggetto, rigirarlo tra le mani, portarlo alla bocca, lasciarlo cadere, provare a percuoterlo o a romperlo per comprenderne le caratteristiche e le potenzialità. La capacità che hanno gli adulti di osservare un materiale e decifrarne, soltanto con lo sguardo, peso, resistenza e funzioni non è ancora sviluppata nei bambini che, per capire, hanno bisogno di toccare e manipolare.

Pian piano, il piccolo “catalogherà” mentalmente i materiali e le relative caratteristiche, costruendosi un bagaglio personale che gli consentirà di avere una comprensione e una padronanza sempre maggiori del mondo materiale circostante.

Per questo occorre che l’adulto, da subito, offra al bambino la possibilità di scoprire l’ambiente, permettendogli di avvicinarsi alle cose e di toccarle, per conoscerle. Per garantire la buona qualità dell’esperienza, si dovrà prestare attenzione alla selezione degli oggetti da mettere a disposizione, che dovrebbero essere il più possibile vari (in termini di materiali: legno, metallo, vetro, plastica, stoffa...) e “pensati” (cioè scelti con cura, non accontentandosi di quel che capita).

 

Educare la mano

La mano si fa competente attraverso l’esercizio, e una mano ben educata saprà dare seguito alla volontà del bambino. Già dai 18 mesi il piccolo agirà sull’ambiente con specifiche intenzioni e con il desiderio di compiere azioni precise. Le mani saranno gli strumenti a sua disposizione per realizzare i propri progetti, sempre più articolati e complessi con il passare dei mesi: trasportare oggetti da una stanza all’altra (a 12 mesi), sistemare una sedia davanti al tavolo per arrampicarsi (a 2 anni), recuperare il materiale necessario per fare il bagno alla bambola (a 3 anni), costruire una casetta utilizzando un tavolino e una coperta (a 5 anni).

Affinché il bambino già grandicello (dai 2 anni in poi) non provi la frustrazione di non riuscire a fare ciò che desidera, occorre che abbia avuto molte occasioni di esercizio manuale nel tempo di vita precedente.  La mano, definita da Maria Montessori «organo psichico» per la sua capacità di costruire l’intelligenza, si accosta inizialmente all’ambiente in modo grossolano: afferra gli oggetti e li trascina accanto al corpo, e quando afferra spesso perde l’oggetto, perché debole e impacciata. Ma la caparbietà del bambino e il suo ritmo di crescita sono stupefacenti: in poco tempo quella manina saprà coordinarsi, divenire precisa, utilizzare due o tre dita come una pinza, e trasportare gli oggetti in varie direzioni seguendo una specifica intenzionalità.

 

L’attività “distruttrice”

All’inizio del suo percorso sulla strada della motricità, il bambino sperimenta il materiale attraverso un approccio “distruttivo”: rovescia, lancia, scompone, svuota, sposta. Ciò non significa che desidera “distruggere”, ma che l’azione de-strutturante gli consente di agire con efficacia e soddisfazione sull’ambiente che lo circonda.

Facciamo un esempio: prima dell’anno di vita il bambino, alla vista di una torre di cubetti, tenderà a scomporla; alla vista di un cestino con diversi oggetti, lo svuoterà, afferrerà un oggetto e lo lancerà o sbatterà in terra. Difficilmente, invece, saprà impilare una torre, riempire un cestino, fare ordine dentro un cassetto. Il suo primo approccio al mondo sarà necessariamente de-strutturante: il piccolo proverà gioia e gratificazione rendendosi conto di essere capace a modificare l’ambiente.

In questo periodo, allora, l’adulto dovrà fare un continuo lavoro di riordino e predisposizione dei materiali perché siano “smontabili”, scegliendoli con cura affinché il bambino possa esplorarli liberamente senza nuocere a sé stesso o all’ambiente circostante. Intorno all’anno succede una “magia”: il piccolo inizia a dedicarsi ad attività costruttive, come impilare, infilare, incastrare, riempire, riporre. Da quel momento in poi, l’adulto potrà chiedere al bambino di lanciare solo la palla, e non altri oggetti, e di ricostruire la torre dopo averla abbattuta.

I primi lavori di fino motorio

Per favorire una crescita graduale e armonica delle competenze motorie del bambino, si potranno proporre innanzitutto attività legate alle azioni di travasare e infilare, ricordando che è bene cominciare a lavorare con oggetti e contenitori grandi, per poi passare a quelli più piccoli. Il bambino, in questo modo, imparerà autonomamente, attraverso l’esperienza diretta, gli errori e il problem-solving che, ad esempio, un oggetto rigido di forma quadrata non può passare da un foro tondo o triangolare, mentre un oggetto morbido, magari di stoffa, se piegato e manipolato potrà adattarsi.

Non serve insegnare ai bambini le regole della fisica, ma occorre garantire loro spazio, tempo e occasioni affinché conoscano quelle regole attraverso la sperimentazione: l’oggetto tondo rotola, il metallo non può essere modellato con le mani, la stoffa è leggera e plasmabile, ma non rimane rigida e non può rotolare.

 

L’ordine e la classificazione

Nel corso dei primi due anni e mezzo, il bambino ha avuto l’occasione di scoprire e sperimentare forme, materiali, consistenze, e caratteristiche fisiche, termiche e bariche degli oggetti, senza che qualcuno gliele spiegasse e raccontasse.

A mano a mano che il suo bagaglio esperienziale aumenta, il piccolo riuscirà a trovare gli oggetti migliori per raggiungere i propri scopi e realizzare i propri progetti. Attraverso il meccanismo di “prova ed errore”, e familiarizzando con i nessi di causa ed effetto, il bambino sarà in grado sempre più spesso di selezionare il materiale corretto ricorrendo unicamente alla vista o al tatto, o addirittura cercandolo in maniera autonoma nell’ambiente dopo averne ricordato le caratteristiche. 

A partire dai 3 anni circa è possibile arricchire le esperienze del bambino anche da un punto di vista cognitivo e culturale, commentando con lui i materiali, classificandoli, individuandone le peculiarità, paragonandoli tra loro e raccontando storie circa la loro origine e i loro impieghi più comuni.

 

Il potere trasformativo della fantasia

Dai 3 anni, poi, la fantasia non avrà più confini: presa l’adeguata confidenza con i materiali e con le potenzialità delle proprie mani, i bambini utilizzeranno la loro immaginazione per giocare creativamente con superfici e materiali. Rami, sedie, lenzuola e mestoli assumeranno destinazioni sempre nuove.

L’adulto in tutto ciò potrà farsi “consigliere tecnico”, per aiutare il piccolo a individuare le soluzioni migliori per il suo progetto, il materiale più adatto, o spiegando al bambino perché non una certa azione non ha funzionato e come potrebbe modificarla e perfezionarla.

Sarebbe bello e utile, per i bambini, disporre di uno scatolone, un baule, o una cassapanca dentro cui raccogliere tutto il materiale interessante che incontrano in casa o fuori casa (rametti, sassi, stracci, elastici…), da sfruttare al bisogno e da rinnovare periodicamente, grandi e piccoli insieme, in base all’interesse e alla passione del momento.